Figlia di Mathè Ross, abitante di Selva, c.a. 30 anni, è tornata in patria in seguito ad un lungo periodo in cui si è allontanata dal paese poiché sospettata di aver appreso l’arte diabolica dalla nonna (Cathelina Lardelli). Dal 1691 si raccolgono nuovi indizi: alcune persone sospettano di aver subito maleficio a causa sua. A gennaio del 1697 è ordinata la cattura e Caterina è imprigionata. Costituita rivela di essere stata fuori dal paese per molti anni (la madre e la nonna erano state giustiziate per stregoneria), ma si dichiara innocente ed estranea ai peccati del diavolo. E’ visitata più volte, interrogata nuovamente e, sotto tortura, ammette di aver conosciuto la nonna e di aver partecipato ai sabba con altre persone. Confrontata con alcuni testimoni nega di essere colpevole di malefici, tuttavia successivamente, in tortura, riconferma i suoi peccati più volte. Il Magistrato pronuncia per lei la sentenza di arsione del corpo commutata poi in decapitazione, sepoltura del corpo sotto il patibolo, confisca dei beni e pagamento delle spese processuali. Tuttavia ritratta quanto confessato, perciò è condotta nuovamente in tortura durante la quale si dichiara colpevole di stregoneria. La sentenza è dunque messa in esecuzione.