Processi alle streghe

Processo 097

“Regaida III” – 1677
19 maggio 1677 (prima data utile)
Primo processo (incompleto) contro: Ross Caterina “Regaida III”

QUESTO INCARTAMENTO E’ UNIFICATO AL PROC. N. 111. Figlia di Matthè Ross e Nesotta de Rubeis, abitante di Selva, 12 anni, appartiene ad una famiglia altamente pregiudicata; è accusata di aver imparato l’arte diabolica dalla nonna (Cathelina Lardelli decapitata per stregoneria nel 1672, proc. N. 10) e sospettata di aver commesso maleficio contro una vacca. E’ condotta dinnanzi al tribunale ed esortata a confessare la verità. E’ chiamato a testimoniare il Podestà Matthè il quale riferisce di aver già interrogato la bambina durante il suo Officio poiché i vicini temevano potesse insegnare la “cattiva arte” ad altri fanciulli; a quel tempo ella aveva confessato di essere stata “iniziata” dalla nonna e di aver partecipato con lei ai sabba. Per questo motivo era stata consegnata alla madre, la quale ebbe l’obbligo di tenerla segregata in casa. La ragazzina è quindi nuovamente sottoposta ad interrogatorio e ripete la confessione di alcuni anni prima. Il tribunale decide di disporre la custodia della dodicenne alla madre sino al momento in cui il Sig. Ministro trovi per lei una “sistemazione” fuori dal paese. Anche la madre Nesotta è ascoltata in qualità di testimone.
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Processo 111

Processo 111 – Ross Caterina “Regaida III” – 1697
6 gennaio 1691 – 13 gennaio 1697
Secondo processo (incompleto) contro: Ross Caterina “Regaida III”

Figlia di Mathè Ross, abitante di Selva, c.a. 30 anni, è tornata in patria in seguito ad un lungo periodo in cui si è allontanata dal paese poiché sospettata di aver appreso l’arte diabolica dalla nonna (Cathelina Lardelli). Dal 1691 si raccolgono nuovi indizi: alcune persone sospettano di aver subito maleficio a causa sua. A gennaio del 1697 è ordinata la cattura e Caterina è imprigionata. Costituita rivela di essere stata fuori dal paese per molti anni (la madre e la nonna erano state giustiziate per stregoneria), ma si dichiara innocente ed estranea ai peccati del diavolo. E’ visitata più volte, interrogata nuovamente e, sotto tortura, ammette di aver conosciuto la nonna e di aver partecipato ai sabba con altre persone. Confrontata con alcuni testimoni nega di essere colpevole di malefici, tuttavia successivamente, in tortura, riconferma i suoi peccati più volte. Il Magistrato pronuncia per lei la sentenza di arsione del corpo commutata poi in decapitazione, sepoltura del corpo sotto il patibolo, confisca dei beni e pagamento delle spese processuali. Tuttavia ritratta quanto confessato, perciò è condotta nuovamente in tortura durante la quale si dichiara colpevole di stregoneria. La sentenza è dunque messa in esecuzione.
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